ContemporaneitàPosted by Marina Ciangoli 13 Sep, 2016 17:21Dopo la pausa estiva, il blog torna ad occuparsi, fra i suoi vari argomenti, di contemporaneità e talenti odierni.
Quest'oggi segnalo un eclettico pittore siciliano, che trae ispirazione da diversi mondi. Formatosi a Palermo come scenografo, in seguito sviluppa un'arte dall'humus fortemente cinematografico, che si distende e in un tappeto d'immagini dall'atmosfera sospesa e accattivante.
Collabora con diverse gallerie di Roma e New York ed ha presenziato alla 54° Biennale di Venezia del 2011.
L'opera qui proposta è un olio su tela di grande formato del 2010, dal titolo
Ecce broker.Punctum: l'imperturbabilità degli affaristi....

Servizi & AttivitàPosted by Marina Ciangoli 05 Sep, 2016 11:58Possono esserci svariati motivi per decidere di seguire un corso, nel nostro caso di scrittura creativa. In ambito artistico non bisogna scadere nell'ingenuità di credere che chi organizza un determinato corso d'ambito artistico e creativo, voglia in qualche modo avere la pretesa di insegnare il talento. Piuttosto, un corso, che sia di scrittura, pittura, fotografia, cucina o quant'altro deve puntare a dare autonomia e padronanza sulla tecnica e la creatività che l'aspirante scrittore deve possedere.
La parola chiave allora, nel nostro caso, vuole essere
consapevolezza.
Di seguito, i
dieci motivi per seguire il nostro
corso di scrittura creativa:

1) In talento non si insegna, questo è chiaro. Il nostro corso ha lo scopo di dare struttura,
consapevolezza e ordine al talento, e a farlo emergere laddove latente.
2) Insegnare ad evitare i più comuni errori dello scrittore alle prime armi, e le
ingenuità e i
dilettantismi in generale.
3)
Per scrivere non basta scrivere. E' un concetto "romantico", se non ingenuo, quello di pensare che la scrittura sia dar libero sfogo alle parole, o che sia un atto puramente istintivo. Un romanzo, un racconto, una sceneggiatura, una poesia, ha le sue regole, per quanto non si tratti di matematica, di modo da non essere in balia delle parole e rischiare di far smarrire il lettore nell'alto mare di pensieri senza struttura.
4) Il talento non si insegna, né lo si acquisisce tramite un corso, ma
la tecnica e come padroneggiarla si. E la tecnica è lo strumento per sfruttare con professionalità le proprie doti.
5) Il costo vantaggioso.
6)
L'insegnate del nostro corso di scrittura creativa è la
scrittrice Sara Rattaro, con alle spalle diversi romanzi pubblicati con varie case editrici, fra cui la
Garzanti. che ha deciso negli ultimi anni di scommettere su di lei. Ha vinto svariati premi letterari, fra cui il prestigioso
Premio Bancarella nel
2015, uno fra i riconoscimenti più ambiti e di rilievo del panorama letterario.
7) Innumerevoli
scrittori di successo hanno
frequentato e poi anche
tenuto un
corso di scrittura creativa, fra cui:Francis Scott Fitzgerald, Iosif Aleksandrovich Brodsky, Jack Kerouac, Raymond Carver, Bret Easton Ellis, Raul Montanari e Alessandro Baricco, solo per citarne alcuni.

8) Imparare a
confrontarsi con se stessi e gli altri (corsisti) è un processo di
auto-scoperta, step basilare per crescere e sviluppare le proprie potenzialità.
9) Altrettanto basilare è imparare a
dare corpo e concretezza alla propria fantasia e immaginazione avendone il controllo.
10)
Dare spazio alle passioni equivale a prendersi cura di sé... e non si può mai sapere dove esse ci condurranno se unite alla costanza e perseveranza...

Per tutte le info sul Corso di Scrittura Creativa segui il link:
http://orizzontecontemporaneo.it/corsi/corso-di-scrittura-creativa-roma.html



Scritti d'artePosted by Marina Ciangoli 25 Jul, 2016 10:36È quasi doveroso parlare di questa figura sacra, santo
patrono di tutti coloro che si incamminano verso un viaggio adempiuto
fisicamente, ma che è profonda metafora del viaggio spirituale e interiore che
ogni buon cristiano è chiamato a compiere, nel corso della sua vita terrena.
Soprannominato da Cristo stesso “figlio
del tuono”, San Giacomo Maggiore, tra gli apostoli prediletti di Gesù, è il
primo fra essi a portare il pesante primato di martire, ma soprattutto a dare
dimora ad una delle mete del pellegrinaggio della cristianità fin dal medioevo.
È nella cittadina nella rigogliosa e verdeggiante regione della Galizia, nel
nord-ovest della Spagna, che sorge l’imponente cattedrale gotica di Santiago de Compostela, nel punto in
cui sarebbero state ritrovate le spoglie del santo, in seguito ad una visione
luminosa - da qui campus stellae,
ovvero “campo stellato”, contratto poi in Compostela -, giunte fino alle coste
spagnole a seguito del trafugamento del corpo, da parte dei discepoli
dell’Apostolo martire.

Nell’iconografia della storia dell’arte, la rappresentazione
di San Giacomo, si diffonde ampiamente, effigiato
da diversi e importanti artisti nel corso dei secoli. Ci soffermiamo, su
una delle versioni dipinte tra il 1630 e il 1635 dal pittore spagnolo, naturalizzato italiano, Jusepe de Ribera, detto Lo Spagnoletto.
Eccolo qui, si direbbe un uomo qualunque, dallo sguardo
languido, compassionevole, persino rammaricato, in assoluta empatia con lo
spettatore-pellegrino, con coloro, i fedeli, che spesso vivevano una condizione
di estrema indigenza ed emarginazione.
Nell’estrema mimesis,
d’impostazione caravaggesca, il San Giacomo di Ribera, palesa la sua esperienza
pittorica in un momento privo d’aneddoto: nessuna
scena si svolge, non ci sono personaggi di contorno, non c’è ambientazione
paesaggistica: il santo è in rapporto prossemico
con il fruitore, non vuole essere contemplato, osservato quale personaggio
sacro, ma come dialogante costante e diretto, nell’intima religiosità
domestica, quotidiana.
A distinguerlo dall’uomo comune, ci pensano i tipici
attributi del santo, l’immancabile bastone del pellegrino, e in particolar
modo, la peculiare conchiglia appuntata sulla veste, simbolo legato ai
peregrinanti e, secondo la tradizione più accreditata, associato al rito del
bruciare, spingendosi verso le coste, gli abiti consunti dal cammino e del
rinfrancarsi dal viaggio cibandosi della capasanta, di cui conservavamo la
conchiglia come ricordo e testimonianza del pellegrinaggio appena concluso.
L’opera di Ribera fu successivamente acquisita da Carlo IV di Spagna, per poi essere esposta nelle sale
del Museo del Prado, dove tutt’oggi può essere ammirata.

ContemporaneitàPosted by Marina Ciangoli 28 Jun, 2016 11:45Protagonista quest'oggi dello spazio "Contemporaneità" è un talentuoso under 30 al secolo Diego Cerero Molina, nato nella provincia di Huelva, non lontano da Siviglia dove ora vive e lavora. La sua pittura, caratterizzata da un'estroversa e sagace espressività, si lancia in arditi scorci e diagonalità che ne accentuano la comunicazione e la relazione tra i soggetti, argutamente pizzicati nella loro punta di follia, e lo spettatore che ne rimane inevitabilmente travolto dalla visione.Nonostante la giovane età, Diego espone già da tempo in gallerie e fiere europee e collabora stabilmente con la Galleria Russo di Roma e Istanbul. L'opera proposta s'intitola
Life Remote Control, un olio su tela del 2013.
Punctum: il pensiero bizzarro dietro lo sguardo.

ContemporaneitàPosted by Marina Ciangoli 22 Jun, 2016 11:51Di quale artista si parla oggi? Di Slava Fokk, pittore russo, classe 1976, ma che vive ormai da anni negli Stati Uniti, prima in una cittadina dell'Arizona, e ora a Los Angeles. Ha frequentato il prestigioso Krasnodar Art College e alla fine degli anni '90, l'opera con la quale si diploma,
The last Filobus, viene giudicata l'opera migliore degli ultimi 20 anni della scuola. La sua è una pittura assolutamente personale e riconoscibile, ricca di echi provenienti dal passato, come possono essere l'Art Déco e il Surrealismo, non scadendo mai nella mera imitazione. Tra i suoi miti troviamo Otto Dix e Jan Van Eyck.
L'opera proposta è del 2013 e porta il titolo di
Black iris.
Punctum: il candore surreale

ContemporaneitàPosted by Marina Ciangoli 17 Jun, 2016 11:26Va fatta una doverosa premessa. Quest'intervista fu condotta nel corso del 2010, ma la voglio riproporre oggi, a distanza di tempo, sia in segno di stima per questo Maestro della pittura e sia perché dal racconto di sé emergono tematiche tutt'ora attuali sul sistema dell'arte, e perché fornisce un punto di vista molto netto, che sia o meno condivisibile. Come sempre sta al lettore leggere, meditare, elaborare, e costruirsi un proprio pensiero.
Buona lettura!

Durante la sua
carriera ha avuto modo di conoscere personalità importanti e anche di
collaborare con loro. Fra questi c’è stato il noto cantautore canadese
Leonard Cohen: cosa ricorda di quell’incontro, come è nata la collaborazione e
su cosa vertevano le opere intitolate Two Views che ha dedicato al lavoro di
Cohen?
Si accorgerà, leggendo questo mio scritto,
che non posso rispondere alle sue domande in maniera pertinente, ma devo
prendere spunto da esse per parlare di me come pittore. GLI INCONTRI che
ho avuto nell'arco della mia vita d'autore sono
stati innumerevoli, ma non hanno lasciato nessuna traccia e non mi va di
parlarne perché li trovo irrilevanti per il mio lavoro e per la mia vita.
Anche se attento a ciò che accade nel mondo
vivo da solo, distaccato da tutto, particolarmente lontano dalle
istituzioni e dalla politica. Gli
incontri che mi hanno fatto crescere e a cui mi sono legato sono stati quelli
con quei personaggi che hanno arricchito la storia dell'arte con
straordinario impegno, molti del passato
e pochi di oggi. Loro sono vissuti lontani o senza la presenza di quei
dannati nevrotici pseudo-intellettuali che rispondono alla definizione di
critici che, con il loro operato, hanno creato solo disastri,
basta pensare a De Chirico.
Anche
se a lei si sono interessati diversi critici e più o meno noti non ha mai
partecipato ad eventi artistici quali la Biennale di Venezia o la
Quadriennale di Roma. Dipende da una sua scelta, dal tipo di mercato o da altro
ancora?
Per rendersene conto, è opportuno osservarli
all'opera come curatori delle edizioni delle biennali e quadriennali. Ho
osservato spesso i danni che hanno arrecato all'arte, sperperando, con
indifferenza e incoscienza rilevanti
somme di denaro pubblico e, proprio come cittadino mi sento offeso. Come
autore non sono stato mai invitato a queste due manifestazioni perché
penso che avrei dato loro fastidio in quanto improponibile per i loro
piani, come alcuni altri miei colleghi che hanno le mie stesse caratteristiche.
Purtroppo questi signori non hanno memoria storica e mancano di quella
sensibilità artistica necessaria a comprendere l'arte e si sono coalizzati
in un'armata di folli deliranti atta soltanto alla distruzione di quanto
rimaneva dopo l'operazione di sfascio perpetrata dal "genio" di
Picasso e accecati dal loro esasperato protagonismo. Parlare di arte è un
impegno troppo grosso, è necessario che si abbiano quel fuoco che brucia dentro
e quella certa sensibilità che aiuta gli
autori a percepire le emozioni fondamentali per la creazione di quei
grandi capolavori di cui l'arte ha bisogno.
Quali sono i suoi miti ed eroi sia fra gli
artisti, sia in altri ambiti culturali (scrittori, registi, musicisti ecc...)?
Negli anni settanta sono passato dal dramma
urlato a quello dei silenzi e sono stato influenzato, da certe letture di
Kafka, Pirandello, Dante, Shakespeare, D'Annunzio, narratori russi,
e alcuni film di Bergman e Visconti. Per me dipingere è come respirare,
l'unica grande passione che porto avanti dall'infanzia.

Tra gli anni sessanta e gli anni settanta il
suo modo di dipingere è cambiato radicalmente. In particolare attraggono
l’attenzione quelli che i critici definiscono “tagli”, e il crescente realismo
tecnico, ma sempre venato di un’atmosfera onirica e surreale. Quali sono stati
i motivi del cambiamento? Quale o quali i motivi di svolta?
Nella mia ricerca non ci sono passaggi
contrastanti tra loro, c'è sempre, tra i vari periodi, un filo sottile e
indistruttibile, che li ha tenuti uniti che si chiama coerenza di una
poetica. Negli anni sessanta è per me importante, nell'uscire dai lacci
dell'informale, tenendomi lontano da certe mode, TROVARE UN
MIO LINGUAGGIO. Nella mia vita ci sono tanti periodi legati al grande
amore per l'arte non disgiunti dal mio essere uomo sempre alla ricerca
dei valori assoluti tesi, nella sublimazione della materia, verso una
poesia disperatamente spiritualizzata.
Trae le sue “storie” da fatti noti (I
Rosenberg, il ventennio nero,...), dalla letteratura (Dante, Shakespeare,
D’Annunzio...), ma più spesso le storie dipinte sembrano, e forse sono, frutto
della sua invenzione, immaginazione, di storie che racconta a se stesso: da
dove trae ispirazione?
Dipingo per cicli suggeriti dalle profonde
emozioni che la vita mi porta a vivere.

Diversi critici si sono interessati
all’opera Luce della Croce dedicata al santo Eugene De Mazenod. Mentre
è riconoscibile la figura del santo, per via dei ritratti tramandati, risultano
più misteriose le altre figure dei due giovani e della donna in ginocchio. Le
va di parlare come nasce l’idea per questo grande trittico, dei personaggi e la
scelta di un’ambientazione, si direbbe, apocalittica?
Il grande dipinto dedicato a S. Eugène De
Mazenod, l'ho eseguito nel giro di un anno, su commissione degli Oblati di
Pescara e la sua realizzazione è simbolica e rappresenta il sacrificio
degli umili (gli schiavi che sono le immagini di mio figlio)
sublimati dall'intervento del Santo sino alla loro purificazione
(la fanciulla), mentre il cielo si va schiarendo da sinistra verso destra
per illuminare il mondo attraverso un divino squarcio di azzurro sul buio
dell'umanità.
Negli anni sessanta ha avuto modo di
sperimentare un’arte più in voga e attuale per l’epoca. Poi negli anni settanta
ha deciso di scegliere la strada di una pittura dai canoni più tradizionali. In
quest’epoca dove l’arte sperimenta nuove forme e linguaggi, che posto occupa
secondo lei l’arte figurativa? E come è vista nell’ambiente?
Ho avuto i miei momenti di avanguardia
legati a quanto stava accadendo e quando, appena trentenne, attraverso l'Informale,
sono giunto quasi alla tela bianca. È un momento di grande disperazione e
confusione e tanta noia. Ho chiesto aiuto al disegno, che è una mia
predisposizione naturale, e alla storia dell'arte. Il quattrocento
nordico, il barocco seicentesco e la drammaticità di Caravaggio mi hanno
illuminato, facendomi capire che per ricostruire quella che il novecento
stava distruggendo bisognava tornare a dipingere, non in maniera
tradizionale, ma con un linguaggio figurativo nuovo, collegato con il
passato, con la consapevolezza che la vera arte non muore mai e non sarà
mai fuori moda. Questo è un LAVORO
DURO che continua ancora oggi. Chi lavora come me nella disperata ricerca di
un'arte non datata, degna di questo nome, innovativa e personale soffre
una grande solitudine perché va CONTROCORRENTE, E VIENE ACCURATAMENTE
TENUTO LONTANO da quelle due suddette manifestazioni che seguono soltanto
le mode.
Le biografie a lei dedicate raccontano che
ha iniziato a dipingere intorno ai sedici anni. È una passione che aveva fin
dall’infanzia o c’è stato un evento scatenante che l’ha portata a seguire
questo nuovo desiderio e necessità d’espressione?
Ho disegnato sin dall'infanzia e ho iniziato
a dipingere a sedici anni e, verso i venti anni, ho il mio primo amore per quel
grande artista che era Modigliani che mi chiarisce certi meccanismi
della pittura (in seguito ce ne saranno tanti altri di amori) e,
subito
dopo ho iniziato la ricerca di una mia fisionomia.
Oltre alla pittura, che è anche il suo
mestiere nella vita, ha altre passioni alle quali si dedica?
Per me non c'è distinzione tra la pittura
religiosa e quella profana. L'arte, anche con i soggetti più disparati, è sacra
e tende costantemente verso l'alto ed io, come nella pittura, pur vivendo
di fronte al mare, penso sempre alle vette dello spirito e dei monti.
Anche la scultura mi piace e, ogni tanto, mi avvicino a lei con
la consapevolezza che è soltanto un simpatico hobby.




Aste e CollezionismoPosted by Marina Ciangoli 16 Jun, 2016 12:18In settimana, il noto sito web
Artnet, tra i punti di riferimento per restare aggiornati su quanto accade nel mercato e nel panorama dell'arte, ha pubblicato la lista d'oro dei 100 collezionisti d'arte più influenti e determinanti nel mondo.
Da un anno a questa parte, la febbre dei record ha rallentato la sua corsa e, al di là di questa ridimensionata del mercato, poche sono le novità. A farla da padrone, in questa classifica come in altre simili (siamo in attesa anche di quella di Artnews) sono come sempre gli americani, mentre il collezionismo emergente si conferma tra le nuove economie di Cina e paesi arabi. Buone anche le presenze provenienti dalla Russia, con ad esempio la coppia ricorrente formata da
Roman Abramovich e
Dasha Zhukova. Un segnale della crescente globalizzazione nel mondo del collezionismo è dato dall'ingresso di personalità provenienti anche dall'Africa e dall'Asia meridionale. Per quanto riguarda l'Europa, i collezionisti provengono per lo più, e come sempre, da Gran Bretagna, Germania e Francia. Dall'Italia pochi nomi e nessuna novità, troviamo quindi vecchie conoscenze quali la veterana
Miuccia Prada e l'inossidabile imprenditrice
torinese
Patrizia Sandretto Re Rebaudengo.

Secondo un recente sondaggio della Bank of America, le motivazioni principali che stanno dietro l'acquisto di opere d'arte sono di carattere estetico, nonché determinate dallo stile di vita, ma cresce sempre più la motivazione che vede nell'arte una forma d'investimento.
Cos'è dunque che collezionano i 100 magnati dell'arte della prestigiosa lista di Artnet? Tendenzialmente i collezionisti si orientano verso il contemporaneo e i nomi sono tra i più ricorrenti nelle aste, ecco allora che incappiamo negli immancabili Jeff Koons, Gerhard Richter, Andy Warhol, Ed Ruscha, Ai Weiwei, Andreas Gursky, Francis Bacon, Lucian Freud, Anish Kapoor, Zeng Fanzhi, Cindy Sherman, John Currin, e i nostri Maurizio Cattelan, Mario Schifano, Dadamaino, Carla Accardi.
Nell'area dell'arte moderna, inevitabilmente, a guidare le preferenze dei collezionisti sono gli artisti storicizzati e quindi più stabili nel mercato, come: Marcel Duchamp, Picasso, Matisse, Vincent van Gogh e Paul
Cezanne.
Si fatica un po' a scorgere l'arte antica tra le predilezioni dei mitici 100, ma ad ogni modo compaiono anche qui nomi ben saldi e noti della storia dell'arte, quali Peter Paul Rubens e Leonardo da Vinci.

Facciamo a questo punto qualche nome pescando dall'esclusiva lista. Tra le "star" spicca senza dubbio il cinese Liu Yiqian colui che ha acquistato per 170 milioni di dollari il tanto sospirato Nu Couché di Modigliani, rispondendo più che positivamente alle attese. Oltretutto, storia interessante la sua, Liu Yiqian ha un passato da tassista, diventa però miliardario grazie a degli investimenti in Borsa e nel settore farmaceutico, ed ora possiede due importanti musei privati a Shangai.
Mentre voci di corridoio, ipotizzano che l'acquisto per un valore di 17 milioni di dollari della scultura di Hitler, Him, opera miliare di Maurizio Cattelan, sia ad opera del noto industriale americano Peter Brant.
Nella visione d'insieme di Artnet c'è, a mio avviso, un aspetto decisamente interessante e positivo, che vede il 2016 come l'anno del collezionista e non dello speculatore, poiché c'è la forte tendenza ad acquistare, anche nel contemporaneo, opere dal valore intrinseco stabile anziché dal profitto facile e veloce.
Per visionare la lista dei 100 vi rimando ai seguenti link:
The artnet News Index: The World's Top 100 Art Collectors for 2016. Part One
The artnet News Index: The World's Top 100 Art Collectors for 2016. Part Two


ContemporaneitàPosted by Marina Ciangoli 10 Jun, 2016 10:50L'artista su cui voglio portare l'attenzione quest'oggi è la catanese Elisa Anfuso. Poco più che trentenne, dimostra con la sua pittura di avere le idee ben chiare, e di direzionare con consapevolezza i fruitori verso mondi multipli e, dentro scatole cinesi oniriche. Echeggia e riempie lo spazio la presenza muliebre, tutto ben congiunto da una salda impostazione della struttura pittorica.
Punctum: l'alterità femminea sullo sfondo d'impostazione quattrocentesca.

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